Già altri hanno
commentato l'andamento del piano concordatario di Consoli: è stato
abile nel mettere in competizione i vari attori interessati ed ha
spuntato un piano di sicura soddisfazione se paragonato ai precedenti
noti (solitamente i concordati sono molto più penalizzanti per i
chirografari). Tanto è vero che alcuni si son anche chiesti se
allora era proprio necessario che fosse richiesto il fallimento e se
invece non ci fosse lo spazio per il salvataggio delle storiche
Cooperative Operaie.
Molto è stato già
venduto o lo sarà a breve. Restano alcune entità “in sospeso”.
Tra queste il Centro
commerciale di Fiume: fa parte dell'attivo concordatario per una
cifra di 10 milioni (valore stimato di 12,5 milioni; offerta di 6,2
milioni, al momento non considerata; affitto 1,3 milioni annui). Se
ci saranno altri offerenti, allora il prezzo andrà su, altrimenti,
se la Konzum d.o.o. sarà sola, essa spunterà il valore di mercato
che ci sarà nel 2017. Voci riferiscono che la Konzum attraversi
attulamente qualche difficoltà finanziaria.
Valutato all'attivo
4 milioni anche il Centro Direzionale: c'è un'offerta, ma non credo
al momento vincolante.
Resta anche
l'incognita delle perdite d'esercizio. Ho osservato che hanno badato,
nella gestione corrente, a mantenere un cospicuo volume di fatturato,
grazie a prezzi molto scontati (sottocosto) e giornaliere e costose
pubblicità su Il Piccolo. La ricerca del volume di fatturato era
legata alle clausole di salvaguardia, che prevedevano penalizzazioni
in caso di una sua significativa riduzione. Ma il fatturato ottenuto
con la riduzione dell'utile potrebbe comportare un aggravio delle
perdite d'esercizio (attività specifica) che si aggiravano attorno
ai 4 milioni all'anno in precedenza (per 6 mesi farebbero 2 milioni).
Insomma: la
situazione finanziaria è senz'altro come afferma l'avv Consoli, che
prevede un ritorno ai soci prestatori attorno all'81%, ma a me pare
ci siano margini di incertezza superiori a 1-2 punti percentuali.
Tanto più che noi non dobbiamo pensare di essere in una campana di
vetro. Influirà sulle future vendite anche la situazione nazionale
ed internazionale. L'Italia è infatti in recessione grave e, checché
ci dicano gli esponenti del governo, persistente (tutti gli
indicatori economici sono pesantemente peggiorati da quando nel 2011
eravamo “sull'orlo del baratro” e “venne a salvarci” Monti).
A ciò si aggiunge la sconsiderata “accoglienza” dei clandestini,
che si configura come un'invasione in piena regola, con le sue
conseguenze. La prima nella storia ad essere auspicata e favorita dai
soccombenti. Quest'anno sono già arrivate oltre 55.000 persone e
deve ancora iniziare l'estate! Tutti costoro dovranno essere
mantenuti da noi, perché da noi non esiste più il reato di
clandestinità.
Ma ci sono anche
problemi internazionali: cosa succederà alla Grecia? Uscirà
dall'euro? L'Unione Europea si sfalderà? C'è la possibilità che
questo avvenga nei prossimi mesi, ma in verità una certezza c'è:
che l'Italia ne deriverà un danno comunque vadano le cose (i nostri
prestiti alla Grecia, di circa 40 miliardi di euro, saranno difficili
da recuperare!).
Non si può non
aggiungere alla lista anche la crisi ucraina, per cui UE ed USA hanno
decretato l'embargo verso la Russia, anche qui a nostro danno
(miliardi di euro persi in contratti commerciali, 200.000 posti di
lavoro, senza contare che Putin ci fornisce gran parte del fabbisogno
di metano).
Se arriveranno
turbolenze sociali ed economiche, anche i nostri calcoli sulle
restituzioni dovranno essere riaggiustati.
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