sabato 20 giugno 2015

Ottimisti e "gufi"


Già altri hanno commentato l'andamento del piano concordatario di Consoli: è stato abile nel mettere in competizione i vari attori interessati ed ha spuntato un piano di sicura soddisfazione se paragonato ai precedenti noti (solitamente i concordati sono molto più penalizzanti per i chirografari). Tanto è vero che alcuni si son anche chiesti se allora era proprio necessario che fosse richiesto il fallimento e se invece non ci fosse lo spazio per il salvataggio delle storiche Cooperative Operaie.


Molto è stato già venduto o lo sarà a breve. Restano alcune entità “in sospeso”.

Tra queste il Centro commerciale di Fiume: fa parte dell'attivo concordatario per una cifra di 10 milioni (valore stimato di 12,5 milioni; offerta di 6,2 milioni, al momento non considerata; affitto 1,3 milioni annui). Se ci saranno altri offerenti, allora il prezzo andrà su, altrimenti, se la Konzum d.o.o. sarà sola, essa spunterà il valore di mercato che ci sarà nel 2017. Voci riferiscono che la Konzum attraversi attulamente qualche difficoltà finanziaria.

Valutato all'attivo 4 milioni anche il Centro Direzionale: c'è un'offerta, ma non credo al momento vincolante.

Resta anche l'incognita delle perdite d'esercizio. Ho osservato che hanno badato, nella gestione corrente, a mantenere un cospicuo volume di fatturato, grazie a prezzi molto scontati (sottocosto) e giornaliere e costose pubblicità su Il Piccolo. La ricerca del volume di fatturato era legata alle clausole di salvaguardia, che prevedevano penalizzazioni in caso di una sua significativa riduzione. Ma il fatturato ottenuto con la riduzione dell'utile potrebbe comportare un aggravio delle perdite d'esercizio (attività specifica) che si aggiravano attorno ai 4 milioni all'anno in precedenza (per 6 mesi farebbero 2 milioni).

Insomma: la situazione finanziaria è senz'altro come afferma l'avv Consoli, che prevede un ritorno ai soci prestatori attorno all'81%, ma a me pare ci siano margini di incertezza superiori a 1-2 punti percentuali. Tanto più che noi non dobbiamo pensare di essere in una campana di vetro. Influirà sulle future vendite anche la situazione nazionale ed internazionale. L'Italia è infatti in recessione grave e, checché ci dicano gli esponenti del governo, persistente (tutti gli indicatori economici sono pesantemente peggiorati da quando nel 2011 eravamo “sull'orlo del baratro” e “venne a salvarci” Monti). A ciò si aggiunge la sconsiderata “accoglienza” dei clandestini, che si configura come un'invasione in piena regola, con le sue conseguenze. La prima nella storia ad essere auspicata e favorita dai soccombenti. Quest'anno sono già arrivate oltre 55.000 persone e deve ancora iniziare l'estate! Tutti costoro dovranno essere mantenuti da noi, perché da noi non esiste più il reato di clandestinità.

Ma ci sono anche problemi internazionali: cosa succederà alla Grecia? Uscirà dall'euro? L'Unione Europea si sfalderà? C'è la possibilità che questo avvenga nei prossimi mesi, ma in verità una certezza c'è: che l'Italia ne deriverà un danno comunque vadano le cose (i nostri prestiti alla Grecia, di circa 40 miliardi di euro, saranno difficili da recuperare!).

Non si può non aggiungere alla lista anche la crisi ucraina, per cui UE ed USA hanno decretato l'embargo verso la Russia, anche qui a nostro danno (miliardi di euro persi in contratti commerciali, 200.000 posti di lavoro, senza contare che Putin ci fornisce gran parte del fabbisogno di metano).

Se arriveranno turbolenze sociali ed economiche, anche i nostri calcoli sulle restituzioni dovranno essere riaggiustati.

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