Il 30 Maggio è stato reso noto su Il Piccolo il risultato della votazione dei soci prestatori riguardo l'approvazione o meno del piano concordatario. Come previsto da tutti, l'approvazione è stata pressocchè unanime (98,8% di sì), grazie anche alla particolare norma del silenzio assenso.
Grazie ad essa abbiamo avuto una cinquantina di adesioni, si
intende di persone che desiderino agire per recuperare il
più possibile di quanto "bloccato", il 100% appunto. In attesa degli
sviluppi, si possono fare le seguenti considerazioni.
Attualmente, dal
punto di vista pratico, ci sono due possibilità: o aderire
all'azione dell'avvocato (1), oppure attendere. Le azioni legali
possibili ed utili deriveranno dai riscontri e dalle decisioni della
magistratura. E pure dalle mosse dei difensori degli indagati. C'è
infatti anche la possibilità che questi ultimi chiedano il
patteggiamento. In questo caso la Procura potrebbe subordinarlo al
versamento di una somma a favore dei danneggiati, quelli compresi
nella procedura del concordato. In caso di patteggiamento, il
processo non verrà fatto (!) e NON ci si potrà costituire parte
civile nel processo penale.
Altra
eventualità, è che venga decisa l' “azione civile di
responsabilità” da parte dell'Amministratore giudiziario (avv
Consoli), di concerto con il Commissario Liquidatore (probabilmente
ancora avv Consoli). Questa precluderà la possibilità dei debitori
di agire singolarmente in sede civile sugli stessi individui.
Nel caso che il
processo penale inizi (verso coloro che sono ritenuti in varie
modalità responsabili dalla Procura) e non si verifichino le
preclusioni summenzionate, allora l'azione dei singoli soci potrà
avvenire (costituendosi appunto in parte civile). Detta azione sarà
rivolta solo nei confronti degli imputati nel processo penale.
Altra possibilità
sta in un eventuale causa civile, in Italia spesse volte lunga ed
incerta (ma nell'Italia dei tribunali, cosa mai vi è di certo?). In
attesa di ulteriori sviluppi, l'avvocato (2) ha deciso di “giocare
d'anticipo”, ovvero di scrivere una raccomandata alla Regione per
“metterla in mora”. Si tratta di chiedere formalmente i danni -
adesso - per interrompere i termini della prescrizione. NB Questa
operazione, svolta dall'avvocato (2), è “a costo zero” e si
prefigge di intentare successivamente una causa civile contro la
Regione, se le condizioni lo permetteranno.
Riassumendo, ora
o si aderisce all'azione dell'avv (1), oppure si “resta alla
finestra”. Successivamente, coloro che saranno rimasti in attesa
potranno scegliere se desistere, oppure ancora rivolgersi all'avv.
(1) che procede comunque, oppure – se ci fossero ulteriori numerose
adesioni oltre a quelle già contate – considerare altri studi
legali, come per esempio quello dell'avvocato (2).
Note
a) Avvocati (1) e
(2): consultati e menzionati nel Gruppo Facebook salvagentecoop.
b) Abbiamo
comunicato direttamente via email con tutti coloro che ci hanno
scritto o che ci han lasciato il loro indirizzo di posta elettronica.
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