Intuisco già l’obiezione (“sono troppi!”), ma non ho nessuna
intenzione di passarli in rassegna tutti: ne verrebbe fuori un post di 70
pagine. Quindi ne seleziono solo tre casi, un po’ meno conosciuti ed ugualmente
paradigmatici. Sono persone che danno l’impressione di essere bene informate,
che avrebbero saputo – loro sì – come evitare lo sfascio delle Cooperative
Operaie e che son capaci di ribadirlo con piglio severo. Il Piccolo li ha
ospitati volentieri.
Luciano Peloso è
stato ospitato il 14 dicembre 2014 da Il Piccolo per un
lungo intervento in cui ha dato dimostrazione di avere le idee molto chiare.
In seguito ad un rapido controllo è risultato che aveva un passato di
responsabilità alle Coop, e perciò i suoi moniti e ricette sono suonati decisamente
stonati (qui
la replica, pubblicata poi su Il Piccolo in data 20 dicembre 2014).
Antonio Paoletti,
presidente della Camera di Commercio triestina, è sorto all’onore delle
cronache in merito alla vicenda Coop grazie ad una
corposa intervista dove auspicava l’intervento di una cordata locale per evitare “lo spezzatino”.
Subito raggiunto per maggiori ragguagli, ha smentito che ci fosse in preparazione
qualcosa del genere, a sua conoscenza. Questo avveniva in data 8 febbraio 2015:
un po’ tardi per tali esternazioni, pur giustissime, tanto più che non aveva in
mano neanche uno ... spago! Molti si sono chiesti perché l’abbia fatto. Che
abbia voluto prendere ufficialmente una posizione diversa per smarcarsi da una un
po’ imbarazzante? Eh sì: perché anche lui ha lavorato per gli “amici” (le Conf-coperative,
organo deputato al controllo anche su Coop Operaie), come sindaco e revisore
dei conti fino ad oggi(!), in compagnia di Franco Bosio e Pierpaolo Della
Valle. Come si suol dire, un uomo che anticipa i tempi!
Altro caso curioso di risveglio leggermente tardivo è
quello di un certo Gianfranco Orel che in data 25 febbraio, sulle
Segnalazioni mostra ammirazione per la decisione dei giudici udinesi di aver voluto
dare tempo al Cda delle CoopCarniche affinché trovino una soluzione per salvare la Cooperativa friulana. A Trieste invece l’intempestivo intervento della magistratura e l’opera
dell’amministratore giudiziario rischia di polverizzare un’azienda centenaria
tra le più importanti di Trieste con uno spezzatino. Il blitz è scattato - dice
Orel – quando stava per partire una complessa operazione di salvataggio e
rilancio. L’azienda si è trovata in difficoltà per una scriteriata gestione, ma
soprattutto per la “crisi del commercio” e per la “campagna denigratoria in
atto da mesi", che ha indotto il ritiro dei prestiti!
Due giorni dopo io scrivevo queste osservazioni sulla pagina
Facebook: “La lettera
del giorno è firmata da Gianfranco Orel. Chi è costui? Faceva parte del Cda
della "Cotif immobiliare", presieduta da un certo Marchetti, posseduta
al 100% dalle Cooperative Operaie. Ad essa, costituita ad hoc nel 2010, erano
stati conferiti una serie di proprietà e immobili allo scopo di - secondo la
Procura - «gonfiare il patrimonio netto e rientrare (ma solo fittiziamente) nei
parametri del prestito sociale» L’amministratore giudiziario lo ha sollevato
dall’incarico il 18 novembre scorso, ma evidentemente non può impedirgli di
scrivere fiere lettere in cui esprimere sdegno per la “accanita campagna
denigratoria”, alla base dell’allarme dei soci e conseguente ritiro dei loro
risparmi. Bontà sua, ammette pure che “le gravissime colpe del management erano
note a tutti almeno da dieci anni”.Che ne fosse a conoscenza pure lui?”
Niente male come sfacciataggine, vero?
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