lunedì 23 marzo 2015

Le forze in campo



I triestini attedono il loro concordato, mentre i friulani sono ancora incerti se il loro sarà ammissibile per i giudici.
Ognuno è focalizzato sul suo problema particolare, ma il gioco ha i contorni molto più ampi di quelli
regionali, come cercherò di delineare. E’ da lì che arriva (si spera che arrivi) la soluzione.

Da una parte vi sono i big della Cooperazione – il Sistema Coop nazionale – che sinora era riuscito a far digerire alle vittime i numerosi scandali e fallimenti incapsulandoli in fatti locali isolati. Hanno dovuto però accorgersi che tale strategia non regge più. IL forte impatto della pubblicità negativa derivata dal crac delle Coop Operaie e Coop Carniche (per tacere di “Roma di mezzo”) ha rischiato e rischia di ridimensionare grandemente  i risparmi a loro affidati, levando loro il terreno sotto i piedi. Cattabiani, nel gennaio 2015 ammetteva che Coopnordest stava perdendo 1 milione al giorno a causa dei ritiri di capitale, dall’ottobre 2014. Quindi, se non per solidarietà, che è  buona solo per i discorsi altisonanti, almeno per interesse, a loro non conviene la nostra rovina.

Lo stesso per i nostri rappresentanti. Si son dovuti accorgere che il loro negare le evidenti responsabilità istituzionali riguardo il controllo fa breccia solo nelle menti dei loro conpagni di partito (intendo: del Partito Unico delle Coop). Capiscono che un nostro grave danno avrebbe una ricaduta molto spiacevole anche per loro. Quindi spingono affinché chi può (!) si dia da fare, contribuisca corposamente, in modo da far vedere che la soluzione sia loro merito (questa la linea esplicita di Bolzonello). 

Chi è che può? Il Sistema Coop naturalmente, il quale si è alla fine attivato seppure con l’obiettivo di ottenere il minimo risultato accettabile con il minimo sforzo. Anche loro vorranno comparire come “salvatori”. Ecco che viene annunciata la fusione (fino ad oggi sfuggita a Il Piccolo), tra le tre grandi: Coop Nordest, Coop Adriatica e Coop Estense. Un colosso da 4,2 miliardi di fatturato, 2 milioni 600 mila soci, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati, 29.700 dipendenti (Il Messaggero Veneto 2015-03-20). Con simili volumi, per loro acquistare 13 negozi in più in Friuli e rendere ammissibile il concordato delle Carniche comporterà un impegno del tutto sopportabile.

La speranza delle Cooperative Carniche sta tutta qui: altrimenti per loro sarebbe fallimento. Infatti, sempre su Il Messaggero, riportavano che il piano concordatario è stato presentato quasi fuori tempo massimo, un indice sicuro della sua debolezza (8 offerte irrinunciabili d’acquisto su 40 enti).

I tre moscettieri (il 4° è Conad) evidentemente sono stati buoni compratori anche a Trieste, facendo anche la parte inizialmente prospettata per Friulia ed MPS, e spalmandosi l’onere in tre.

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